13/01/2016
Tratto dalla rivista Autismo Oggi Fondazione Ares
Nel 2004 usiamo il termine Sindrome di Asperger, o Disturbo di Asperger, per descrivere bambini o adulti che presentano un preciso profilo di abilità, anche se la scoperta di questo disturbo risale almeno a 60 anni fa. Il 2004 è l’anniversario “d’oro” della pubblicazione dell’originale descrizione di una forma specifica di autismo da parte di Hans Asperger (Asperger, 1944). Ciò nonostante, questo profilo atipico di abilità è stato, probabilmente, una caratteristica della specie nella sua evoluzione, e l’esame di pubblicazioni internazionali dell’ultimo secolo ci mostra come una neurologa russa, Ewa Ssucharewa, nel 1926, ne fornì la prima descrizione (Ssucharewa, 1926).
Entrambe furono in seguito riconosciute dagli psichiatri britannici, e fornirono l’impulso sia per ulteriori ricerche in ambito psicologico e psichiatrico, sia per lo sviluppo di criteri diagnostici e di programmi d’intervento. La descrizione della Ssucharewa diventò nota come Disturbo schizoide della personalità ed è stata revisata nella pubblicazione di Sula Wolff (1995), mentre la descrizione di Hans Asperger fu per la prima volta riconosciuta come Sindrome di Asperger, in un articolo di Lorna Wing (1981), poco dopo la sua morte.
Sebbene sia stata una neurologa russa a scrivere il primo resoconto del profilo di abilità che oggi chiamiamo Sindrome di Asperger, il nome è stato dato come tributo alle osservazioni dettagliate e perspicaci di Hans Asperger, che riconobbe anche che il profilo è parte di ciò che ora chiamiamo spettro dei disturbi autistici, piuttosto che della schizofrenia. Asperger ebbe un grande interesse sui bambini che vedeva in ospedale a Vienna, che sembravano avere un certo numero di caratteristiche in comune. Inizialmente, su una base di quattro casi, descrisse una serie di caratteristiche che richiedevano una categoria diagnostica specifica, ed in seguito diagnosticò circa cento bambini con (per usare i termini originali) “psicopatia autistica” (Hippler e Klicpera, 2003). Sebbene Hans Asperger usò l’espressione “psicopatia autistica”, una traduzione più accurata e moderna dell’obsoleta parola “psicopatia” nell’inglese corrente sarebbe “personalità”.
In una conferenza del 1977, Hans Asperger spiegò il contesto nel quale effettuò le sue prime osservazioni sulla personalià autistica (Asperger, 1977). Negli anni ’30, in Europa e negli Stati Uniti, lo studio psicologico dell’infanzia era diventato un ambito della scienza riconosciuto e crescente, dove, fra altri, Karl e Charlotte Buehler, Hildegarde Hetzer e Jean Piaget stavano pubblicando i loro studi e le loro teorie. Si stava assistendo a miglioramenti significativi nei modelli teorici e negli strumenti di valutazione, ma Hans Asperger riferì come le conoscenze cliniche e teoriche degli anni ’30 non riuscivano a spiegare le intriganti caratteristiche, simili e inabituali, di un piccolo gruppo di bambini. Una parte della sua personalità lo portava ad essere affascinato dal mondo naturale e dalle categorizzazioni dei fenomeni che osservava. Egli reputava che i bambini da lui visti avessero delle peculiarità non ben definite della personalità e dei disturbi particolari nell’interazione con gli altri, ma non esistevano descrizioni o diagnosi esistenti che potessero descrivere le loro caratteristiche.
Leggendo le dettagliate descrizioni di Hans Asperger, scritte nei primi anni ’40 e tradotte in inglese da Uta Frith (1991), si rimane sorpresi dalla sua analisi e perspicacia. Descrisse menomazioni nella comunicazione verbale e non verbale, con caratteristiche specifiche negli aspetti pragmatici del linguaggio, in particolare nelle abilità conversazionali; una prosodia inusuale nella parlata, che concerneva il tono, il volume ed il ritmo; la particolare pedantezza del linguaggio. Hans Asperger notò pure alterazioni importanti nella comunicazione e nel controllo delle emozioni, così come la tendenza a razionalizzare i sentimenti. Notò come l’empatia non fosse così matura come ci si potesse aspettare considerando le capacità intellettuali dei bambini. Descrisse inoltre un sotto- gruppo di bambini con la tendenza ad avere problemi di comportamento, ciò che costituiva una delle ragioni principali per le quali questi bambini gli venivano segnalati. La loro comprensione sociale era limitata, avevano difficoltà a farsi degli amici e la tendenza a sentirsi infastiditi. Si riscontrava pure una preoccupazione egocentrica per un interesse o una tematica specifica che dominava i loro pensieri, ed i bambini necessitavano, per compiti di autonomia, maggior assistenza di quanto ci si potesse aspettare. Hans Asperger osservò un’importante goffaggine nell’andatura e nella coordinazione ed un’estrema sensibilità di alcuni bambini a suoni o gusti particolari.
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